SO LONG, MARIANNE
Come over to the window my little darling, Now so long, Marianne, it’s time that we began Well you know that I love to live with you, Now so long, Marianne, it’s time that we began We met when we were almost young Oh so long, Marianne, it’s time that we began Your letters they all say that you’re beside me now. Now so long, Marianne, it’s time that we began For now I need your hidden love. Oh so long, Marianne, it’s time that we began Oh, you are really such a pretty one. Oh so long, Marianne, it’s time that we began |
ADDIO, MARIANNE (1)
Vieni pure alla finestra mio piccolo tesoro, E ora addio, Marianne, è ora che ricominciamo Beh, lo sai che adoro vivere con te, E ora addio, Marianne, è ora che ricominciamo Quando ci conoscemmo eravamo quasi giovani E ora addio, Marianne, è ora che ricominciamo Le tue lettere dicono sempre che mi sei accanto ora E ora addio, Marianne, è ora che ricominciamo Per ora ho bisogno del tuo amore nascosto E ora addio, Marianne, è ora che ricominciamo Oh, sei davvero così bella, E ora addio, Marianne, è ora che ricominciamo |
Testo e musica: Leonard Cohen
Traduzione italiana del testo originale di Leonard Cohen: © Yuri Garrett/Leonardcohen.it 2016. Non riprodurre senza previo permesso.
(1) So Long, Marianne tratta apertamente della tormentata fine del rapporto tra Leonard Cohen e la modella svedese Marianne Ihlen. Leonar e Marianne si sono conosciuti sull’isola greca di Hydra nel 1960 immediatamente dopo che lei era stata abbandonata, insieme al figlio Axel Jr., dal marito Axel Jensen, un noto scrittore norvegese. Leonard e Marianne vivranno una relazione durata quasi tutto il decennio. Dopo la separazione, Marianne tornerà a vivere dalla nonna, a Larkollen in Norvegia. Nel 1970 viene assunta dalla Selmer dove incontrerà Jan Stang, l’uomo che sposerà nel 1979 e che la accompagnerà fino all’ultimo giorno di vita. Marianne si è spenta il 28 luglio 2016, a 81 anni. Qui potete trovare la toccante lettera che Leonard Cohen le ha scritto sul letto di morte.
Marianne è considerata la musa principale di Cohen, e per certi versi il più duraturo tra gli amori della sua movimentata vita sentimentale (tra le sue compagne ricordiamo certo la madre dei suo figli, Suzanne Elrod – che però continuava a chiamare per errore Marianne! – ma anche Joni Mitchell, Dominique Issermann, Rebecca De Mornay e Anjani Thomas tra le molte).
So Long Marianne è una delle canzoni più amate dai coheniani doc, tanto che ai suoi concerti sembrano tutti aspettare solo il momento in cui Leonard attaccherà il suo ‘Come over to the window…” In essa possiamo ritrovare già molti dei temi che segnano la poetica di Cohen.
(2) Prima di incontrare Marianne, Cohen era uno spirito libero, gitano – spirito che evidentemente alberga ancora in lui, visto che vorrebbe leggerle il palmo. Si noti che Cohen precisa di aver consentito lui che Marianne lo portasse a casa con sé, quasi a voler rimarcare che è sempre e solo lui a decidere della sua libertà.
A proposito della vita familiare con Marianne, cui si allude in questa strofa iniziale, sono molto interessanti le parole tratte dal prologo al Concerto allo Henderson Hospital (Londra, agosto 1970) riportato da Sylvie Simmons nel suo I’m Your Man. Vita di Leonard Cohen:
«Ho vissuto con lei per circa otto anni, sei mesi all’anno, poi gli altri sei mesi ero bloccato altrove. Poi ho scoperto che vivevo con lei quattro mesi all’anno e poi due mesi all’anno e poi, intorno all’ottavo anno, vivevo con lei un paio di settimane all’anno e pensai che fosse arrivato il momento di scriverle questa canzone.» Subito dopo aver cominciato a cantare, però, si interruppe e aggiunse: «Vivo ancora con lei, un paio di giorni all’anno.»”
(3) L’inciso si presta a più interpretazioni. Quella che a noi piace di più è che con la separazione, entrambi sono pronti a vivere nuove gioie e nuovi dolori – ma in una sorta di comunanza eterna, che la canzone vuole sancire.
(4) Il riferimento è all’obbligo inderogabile di ogni buon ebreo di pregare per chi non appartiene al popolo eletto, garantendone così la salvezza. L’amore con Marianne era così intenso e totalizzante che Cohen trascurava ogni altra cosa, perfino la sua più intima essenza di ebreo – causando così la dannazione sua e del mondo intero.
(5) Non è facile interpretare l’ultimo verso. Probabilmente si tratta di un riferimento alle continue depressioni che la coppia doveva affrontare, con Marianne che si aggrappava a Leonard per uscirne fuori assieme (‘we went kneeling THROUGH the dark’). Un ottimo esempio di fasi depressive sono testimoniate dalle fasi finali della stesura di Beautiful Losers, che costarono a Cohen un ricovero in ospedale, o dalla composizione di Bird on the Wire, che marca la fine di un lungo periodo di aridità compositiva.
(6) La parola chiave di questa strofa è ‘ledge’, che in inglese sta ad indicare un cornicione, un davanzale, una cornice su una parete rocciosa oppure uno scoglio sommerso. Forse un riferimento alle manie suicide, e al ruolo di Marianne nel superarle. Ma anche, nella splendida ambiguità coheniana, una palla al piede che non consente di fare il tuffo definitivo verso la libertà.
(7) Qui è esposto tema molto coheniano: la curiosità è quella per le altre donne, il coraggio è quello di legarsi a una sola persona. Qui Cohen ammette le sue debolezze e, implicitamente, la sua necessità di allontanarsi per amare di nuovo.
Il tema della fuga, dell’alternarsi tra vicinanza e lontananza è sempre presente in Cohen, sia letterariamente sia nel quotidiano. Ecco ad esempio cosa disse in proposito alla giornalista norvegese Kari Hesthamar (autrice di ‘So Long Marianne, a Love Story‘) nel 2005: «I was always escaping; a large part of my life was escaping. Whatever it was, even if the situation looked good I had to escape, because it didn’t look good to me. So it was a selfish life, but it didn’t seem so at the time, it seemed a matter of survival. I had to continuingly escape from the situation I was in, because it didn’t feel good, so I guess kids and other people close to me suffered because I was always leaving. Not for very long, but I was always trying to get away.»
(8) Alla fine, dopo aver scalato la montagna del dolore, e alzato la faccia al cielo perché la pioggia lavi via le lacrime – e forse pronto a riprendere la relazione – Marianne se ne è andata via per davvero, riprendendo il suo nome da nubile – Marianne Ihlen, per l’appunto.
Come spesso accade per le sue canzoni più sentite, nel corso degli anni Cohen ha cantato anche altre strofe rispetto a quelle pubblicate. Ne riportiamo qui sotto alcune reperite tra le preziose fonti dei forum coheniani. Esse insistono tutte, invariabilmente, sul tema centrale della canzone, cioè quella lotta tra l’amore e la voglia di andarsene, tra vicinanza e lontananza.
BBC 1968
If you leave, where will I keep you then?
In my heart, as some men say?
And I who was born to love everyone,
Why should I keep you so far away?
Bergen 28.6.1988, Berlino 25.8.1993, Reykjavik 1998
Here comes the morning boat
Here comes the evening train
There goes Marianne now
To wave goodbye again
Girona 2009, San Jose 2012
Your eyes, I forget your eyes
Your body is at home in every sea
How come you gave your news to everyone
when you said it was a secret just for me